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Umberto Bellintani e la sua Notte incantata
Suzana Glavas
Studia Romanica Et Anglica Zagrabiensia, 2006
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Silone, Tranquilli e il Commendator Bellone
Enzo Sardellaro
Silone, Tranquilli e il Commendator Bellone, 2018
Il saggio indaga la complessa personalità di Ignazio Silone e i suoi supposti rapporti con la polizia segreta fascista, iniziati in anni ancor giovanili.
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Marcello Barbato, Alessandro Parenti – Un cocchin pagliardo nel Balzino
Alessandro Parenti
Lingua nostra 83, 2022
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I Bagnetti della Puzzolente e l'opera di Pasquale Poccianti
Stefano Ceccarini
"Memorie di un uomo di campagna"; "Il Pentagono"
Articolo rivisto e notevolmente ampliato rispetto a quello pubblicato su "Il Pentagono" n. 5 del maggio 2008. L'articolo offre una panoramica sull'opera di Poccianti e si concentra poi su quella che è spesso considerata una sua opera minore: i Bagnetti della Puzzolente, a Livorno. Viene poi evidenziato, con teorie finora mai adeguatamente prese in considerazione dalla critica, il legame tra questo edificio e l'opera dell'acquedotto leopoldino.
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Il Saltner, il Rollate, i Mamuthones e i Benandanti (ediz agg 2024)
Filosofia Poesia Lunaria
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Fulgenzio e Satira
Martina Venuti
2013
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Umberto Bellintani i njegova "Noć začarana
Suzana Glavas
2006
Il lavoro è incentrato sull’analisi di una lirica, dal titolo Notte incantata, ceduta dal Poeta alle stampe un anno prima della scomparsa. In essa, per la prima volta nell’opera, affiorano simboliche e possenti immagini in cui è racchiusa la concezione bellintaniana del trapasso come una naturale restituzione alla maternità della materia (Terra, Matrix, Prima Materia). Nella parte introduttiva il lavoro rievoca alcuni componimenti editi nelle raccolte del 1953, 1955 e 1963 in cui sono presenti le immagini archetipiche della Terra, sentita come amoroso grembo protettivo della nativa Pianura Padana, Genitrice e Creatrice, Iniziatrice alla Luce, Dispensatrice di Vita. Nella lirica esaminata, edita nel 1998, la raffigurazione dell’archetipo terreno materno assume invece le sembianze mitologiche del Ventre cavernoso della Terra Genitrice, pronto a divorare il figlio da lei stessa generato, perché sentito dal Poeta come Ventre della Grande Madre Trasformatrice, Iniziatrice all’Oscurità, l...
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Robert Valgenti e il cucinare come interpretazione
Simone Toninelli
2020
Robert Valgenti e il cucinare come interpretazione: la cucina è arte perché rompe con i codici moderni della percezione visiva? ABSTRACT: In questo paper analizzeremo l'idea della cucina come interpretazione. Cercheremo di mostrare come l'atto del cucinare non si limiti solamente alla preparazione del cibo tramite strumenti o tecniche, ma riguardi da vicino anche questioni temporali, geografiche, storiche e persino politiche. Infine analizzeremo le visioni di due filosofi continentali come Heidegger e Ranciere sull'arte e come le loro idee possano permettere la collocazione della cucina tra le forme artistiche. In questo elaborato cercheremo di analizzare come nel pensiero di Robert Valgenti il cibo possa essere una forma di arte. L'idea che "ogni Chef abbia una impronta digitale culinaria inimitabile e che il cibo da lui preparato costituisca un indice che risale verso il passato" (Druckman 2008 : 15) è il tema che sta alla base della concezione di Valgenti sul cucinare come una forma interpretativa. Che cosa significa riflettere sull'arte della cucina come un atto di interpretazione? E soprattutto come è possibile comprendere tale forma di arte come un atto interpretativo? Robert Valgenti inizia il suo saggio "Cucinare come interpretazione" (2008) proponendoci una definizione della cucina come una "applicazione ai prodotti alimentari di tecniche e procedimenti per renderli più commestibili, nutrienti e gradevoli agli esseri umani" (Valgenti 2014 : 57). Il termine applicazione ci permette di stabilire come il cucinare sia dunque un atto intenzionale di trasformazione di materie prime. L'atto del cucinare di per sé, però, non si limita solamente alla preparazione del cibo tramite strumenti o tecniche, ma si aggancia anche a questioni geografiche, temporali, politiche. Il come, però, il cibo possa entrare a far parte della categoria delle belle arti rimane ancora oggi una incognita pressante e questo perché anche nella contemporaneità permane quella gerarchia tradizionalmente istituita che intende porre una distinzione tra i sensi di distanza come l'udito e la vista e i sensi di prossimità come il gusto e l'olfatto. Inoltre, viste le enormi possibilità nate negli anni circa il dove poter mangiare il cibo, dai ristoranti stellati alle osterie, dalle bancarelle in una fiera ai supermercati, diviene ancora più problematico affermare che tutte queste esperienze possano essere esperienze artistiche senza far cadere il concetto di arte in un vuoto di senso. La domanda che Valgenti si pone e che noi cercheremo di analizzare in questo paragrafo riguarda il "cosa è che distingue l'arte dalle altre forme di produzione umana?" (Valgenti 2014 : 58). Questa domanda sarà fondamentale per capire quando sia possibile, secondo questa teoria della cucina come atto interpretativo, conferire lo statuto di arte alla produzione alimentare. Per rispondere a questa domanda ci serviremo di due filosofi fondamentali nella tradizione continentale: Martin Heidegger e Jacques Ranciere. Heidegger nel suo "L'origine dell'opera d'arte"
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CURIOSITA' SALENTINE: IL LAMPASCIONE, BULBO SOPRAFFINO
Gianfranco Mele
Il Lampascione, o Lampagione (nome bot. Leopoldia comosa, sin. Muscari comosum) è considerato alimento gustoso e prezioso, e gode di fama afrodisiaca sin dai tempi degli antichi romani. Si tratta di un bulbo ricercatissimo nella locale tradizione, e consumato in abbondanza. Nella voce dialettale, a causa della sua forma, è sinonimo di testicolo ed anche per questo è considerato influente sul buon funzionamento dell' "attributo" umano corrispondente (tipico esempio di applicazione della teoria delle segnature: il bulbo ha somiglianza con il testicolo umano ed è perciò considerato veicolo di cura e sostegno per quell'organo). Le proprietà afrodisiache del Muscari sono descritte da Dioscoride, da Plinio, da Galeno e da Ovidio.
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BISANTI - I «Carmina Burana»
Armando Bisanti
Scheda storico-critica e bibliografica sui «Carmina Burana». Utilizzata come "dispensa" universitaria a partire dall'anno accademico 2007-2008, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo.
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